Riforma dello Sport: il punto della situazione al 5 aprile 2023

Sono passati tanti mesi dall’approvazione del decreto correttivo che tocca in maniera particolare il lavoro sportivo e restano ancora dubbi e perplessità: è il momento di fare punto della situazione sullo stato dei fatti relativamente alla Riforma dello Sport.
Abbiamo partecipato con interesse all’evento dei 40 anni di attività dell’avvocato Martinelli e seguiamo costantemente l’andamento dei lavori che dovranno portare all’entrata in vigore della nuova normativa prevista per il primo luglio 2023. Il 4 aprile si sono concluse anche le audizioni in commissioni parlamentari. Ti  riportiamo perciò le ultime al riguardo.

Dove ci troviamo quindi?

Quello che sappiamo con certezza e che l’attuale articolo 67 TUIR, il quale norma il compenso sportivo con la famosa regola dei 10.000 euro, andrà in pensione. Regime che è ormai considerato un aiuto di stato che ha permesso allo sport di sopravvivere anche in organizzazioni antieconomiche nonché permettendo una forma di concorrenza sleale. Lo dice l’Unione Europea e lo ribadiscono le 37 sentenze di Cassazione. Seppur siano in parte opinabili e criticabili, evidenziano un difetto di legalità che deve essere colmato proprio attraverso la riforma, ci piaccia o meno.

Dal primo luglio, salvo soprese, gli addetti allo sport inizieranno ad avere obblighi e diritti come tutti gli altri lavoratori, pur conservando alcune specificità dello sport e numerose deroghe.

La nuova normativa ha ancora dei passaggi incerti

Tra gli interrogativi che gli addetti ai lavori stanno esprimendo, alcuni sono più “gettonati”:

  • Tutti i contratti dovranno essere registrati nel ras oppure solo quelli che superano i €5000 annui?
  • Finntanto che il lavoratore sportivo è sotto soglia €5000 è considerabile lavoratore occasionale, per cui non si applicano gli oneri INAIL?
  • Il lavoro sportivo sarà soggetto all’intera normativa sulla sicurezza?
  • Come considerare il limite delle 18 ore settimanale?

Le risposte ufficiali tardano, intanto esponiamo ciò che pensiamo sia l’orientamento più corretto:

  1. Tutti i contratti andranno dichiarati in RAS ad avvio del lavoro, fin dal primo euro. La necessità è emersa anche nelle audizioni tramite le parole del Ministro Calderone, a maggior tutela del lavoratore e trasparenza
  2. Gli oneri relativi alla sicurezza saranno minimi fintanto che avremo lavoratori con partita IVA e lavoratori in cococo sportivo, in quanto lavoratori autonomi. Certamente gli aspetti di sicurezza sono importanti ma questi non possono impedire la realizzazione dello Sport: sia l’avvocato Martinelli che il dottor Anastasio del NIL, nell’evento di Bologna, erano d’accordo che la normativa generale della sicurezza contrasti con la pratica dello sport, facendo esempi vari, dagli anelli allla pallavolo o al baseball… Perciò, per il principio dell’ ove applicabile, ci si aspettano indicazioni dagli organismi competenti che, prevediamo, imporranno obblighi minimi. Presumiamo sarà necessario e sufficiente il solo DVR.
  3. Per quanto riguarda l’assicurazione INAIL si è in attesa di un decreto specifico che stabilisca le percentuali, probabilmente bassissime, a cui saranno soggetti i nuovi contratti. Aggiungiamo che con ottima probabilità i versamenti INAIL scatteranno solo superata soglia €5000. Al momento leggiamo stime allarmistiche al riguardo, che definiamo prive di fondamento benché utili al miglioramento della normativa.
  4. Il tema delle 18 ore settimanali quale limite che trasformi il lavoro da autonomo a subordinato, a detta di tutti i relatori di Bologna, è il meno rilevante ed interessante e ci sono altri indicatori a cui prestare attenzione. Primo da tutti quello dell’etero organizzazione: è molto più importante l’eventuale gerarchia tra dirigenti e lavoratori e non il numero delle ore per il quale si viene incaricati.

Concludendo

La riforma dello Sport deve esserci, la normativa ha bisogno di essere aggiornata a quelle che sono le evoluzioni che ha avuto il lavoro nello sport negli ultimi decenni, avvicinando sempre più lo sport dilettantistico a quello professionistico. Si è potuto misurare che tanti sono i collaboratori sportivi che svolgono questa attività come unico lavoro.
È naturale che il cambiamento possa spaventare, ci sentiamo però di tranquillizzarti perché si sta svolgendo un faticoso ed impegnativo lavoro per soppesare ogni pro e contro al fine di trovare il giusto equilibrio a vantaggio di tutto lo sport dilettantistico italiano.

Per quelli che sono ancora dubbi ed interrogativi ti daremo notizie e risposte non appena le avremo. Continua a seguirci!
Pensa che potrebbe addirittura arrivare un ulteriore decreto, correttivo del correttivo!!

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4 commenti su “Riforma dello Sport: il punto della situazione al 5 aprile 2023”

  1. Salve, nell’articolo si parla molto di lavoratori e compensi.
    Come sono impattate piccole associazioni che si basano sul volontariato dei soci?
    Non ci sono compensi ma requisiti assicurativi e di sicurezza per i volontari che che fanno manutenzione al campo? O non essendo pagati, quindi svolgono attività di soci, sono compresi nella generica RC dell’ASD fornita dall’EPS ?

    Rispondi
    • nessun impatto in assenza di lavoratori! Per loro è obbligatoria una RCT e, in fase di emissione, una assicurazione specifica tramite gli EPS.

      Rispondi
  2. Buongiorno, sono iscritto alla vostra newsletter e seguo sempre i vostri articoli e preziosi approfondimenti che esponete.
    Alla luce delle attuali indicazioni, con l’entrata definitiva della riforma dello sport, come potrà essere inquadrato un istruttore che percepisce una pensione sociale minima, che collabora con una sola ASD e percepisce compensi sotto la soglia dei 5000 euro/anno?
    Grazie per il vostro supporto

    Rispondi
    • Nessun problema: potrà fare il normale cococo sportivo, con l’intera normativa, in quanto è possibile cumulare il reddito da lavoro e la pensione.
      Tuttavia, sul tema è meglio un confronto con un CAF che potrà fare tutti i calcoli del caso.

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