Riforma dello Sport: ridefinizione dei lavoratori sportivi?

Approvata la Legge delega di riordino del mondo sportivo, di cui il presidente ASI Claudio Barbaro è stato il relatore, che pone grandi ambizioni attraverso l’approvazione di uno o più decreti legislativi nell’arco di un anno. Quali sono i punti più interessanti e quali novità ci toccheranno, probabilmente, più da vicino? Proviamo a scoprirle.

La riforma del sistema sportivo italiano

L’anno 2019 si è aperto, tra gli altri, con l’avvio di un processo di riforma globale di tutto il settore sportivo, partendo dalla Legge di Stabilità 2019 che ha previsto la separazione tra CONI e Coni Servizi che è diventata Sport e Salute. Gli obiettivi della riforma, come voluta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport, On. Giancarlo Giorgetti, riassunti nel documento ufficiale diffuso dal Governo sono:

  • Aumentare l’attenzione verso la pratica sportiva di base, valorizzando gli stili di vita sani.
  • Assicurare risorse certe, e maggiori, allo sport italiano, introducendo un meccanismo automatico di finanziamento e distribuendo più soldi agli organismi sportivi.
  • Semplificare il funzionamento del sistema sportivo, riducendo la burocrazia e aumentando la trasparenza ed eliminare i possibili conflitti d’interesse.

La Legge delega al Governo per la riforma di legge sullo sport: punti qualificanti

Cosa, nel concreto, queste linee guida come si stanno realizzando? Dopo la trasformazione di Coni Servizi in Sport e Salute, è stata approvata in via definitiva, il 6 agosto 2019, la Legge delega per una riforma profonda dello sport italiano. Vediamo quali sono gli articoli che riteniamo più rilevanti per la vasta platea delle ASD/SSD ed i probabili effetti futuri.

Capo I: disposizioni in materia di ordinamento sportivo
Si conferisce delega al Governo per il riordino del Comitato Olimpico Nazionale (CONI) e della disciplina di settore, andando a ridefinire, all’articolo 1 gli ambiti di attività del CONI, delle Federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate, degli enti di promozione sportiva, confermando l’attribuzione al CONI, in coerenza con quanto disposto dalla Carta olimpica, della missione di incoraggiare e divulgare i principi e i valori dell’olimpismo e assegnando al CONI poteri di vigilanza sulle attività sportive delle FSN, DSA, EPS e delle associazioni benemerite.
Rimodulazione dei poteri e compiti del CONI, Federazioni ed Enti di promozione?

Capo II: le professioni sportive
L’articolo 5 conferisce delega al Governo per il riordino e la riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché del rapporto di lavoro sportivo. Tra i principi e criteri direttivi della delega: il riconoscimento del carattere sociale e preventivo-sanitario dell’attività sportiva, quale strumento di miglioramento della qualità della vita e della salute, nonché quale mezzo di educazione e sviluppo sociale; il riconoscimento dei principi di specificità dello sport e del rapporto di lavoro sportivo (come definito a livello nazionale ed europeo) e delle pari opportunità, anche per le persone con disabilità; l’individuazione della figura del lavoratore sportivo.
Un nuovo inquadramento per le migliaia di operatori sportivi, con tanto di obblighi previdenziali?

Capo III: semplificazione e sicurezza in materia di sport.
L’articolo 8 conferisce delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative relative agli adempimenti e agli oneri amministrativi e di natura contabile a carico delle Federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate, degli enti di promozione sportiva, delle associazioni benemerite e delle loro affiliate riconosciuti dal CONI.
Si chiariranno e ristruttureranno le regole di amministrazione e fiscalità?

Il punto di maggior rilievo: il lavoratore sportivo

Una delle domande che tutto il settore sportivo si pone e che vuole sia regolamentato in maniera precisa è su chi sia autorizzato a svolgere il lavoro di istruttore sportivo, come queste prestazioni possano essere retribuite, quali sono i divieti e limiti di una attività che impiega e tocca milioni di italiani.

Comprendere quale sarà il futuro del lavoro nello sport non è semplice: l’articolo 5 della Legge delega lascia dubbi nei principi e criteri direttivi, ma entrando nel merito possiamo dire che la riforma porterà a:

  • riservare l’attività ai soli laureati in Scienze motorie, diplomati ISEF o con altro titolo equipollente: salvo specifiche deroghe (es. responsabile dell’impianto sportivo), ogni istruttore sportivo, ogni allenatore o tecnico, dovrà essere dotato di un titolo abilitativo specifico, come abbiamo anticipato in questo nostro articolo ed anche in questo articolo.
  • l’individuazione della figura del lavoratore sportivo, senza alcuna distinzione di genere, con la “definizione della relativa disciplina in materia assicurativa, previdenziale e fiscale e delle regole di gestione del relativo fondo di previdenza”: possiamo affermare che con buona certezza verrà modificata tutta la normativa del lavoro nel settore sportivo, sia nel settore dilettantistico a metodo “10 mila euro” sia nel settore professionistico a Legge 91/81, con l’introduzione di forme di tutela previdenziale e garanzie obbligatorie per i lavoratori.
  • la ridefinizione dei “rapporti di collaborazione di carattere amministrativo gestionale di natura non professionale per le prestazioni rese in favore delle società e associazioni sportive dilettantistiche“: probabilmente saranno circoscritti i soggetti che potranno stipulare queste collaborazioni, con relativi vantaggi di esenzione contributiva, di agevolazione fiscale e limitazione dei casi di applicabilità di questo regime.

Il percorso è solo agli inizi, sarà tortuoso e difficile ma c’è più di un anno di tempo per svolgerlo. La Legge non è ancora in Gazzetta Ufficiale, mentre l’attuale crisi di Governo apre mille scenari possibili tra cui anche l’interruzione del processo di riforma.

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2 commenti su “Riforma dello Sport: ridefinizione dei lavoratori sportivi?”

  1. In Italia non esiste una legge per il riconoscimento delle professioni sportive italiane e quindi tutti gli operatori sono “discriminati alla rovesia” dall’Italia.
    Non esiste un registro delle professioni sportive ed anche la nomenclatura europea di tali professioni e’ adottata in Italia. L’Italia e’ il far-west dello sport.
    Il CONI e’ un ente di monopolio bizzantino delle professioni sportive,che contrasta con la libera concorrenza sul mercato.L’Universita’ di Sociologia di Brigton (Londra) e Scotlan-Yard stanno studiando il CONI come un ente mfioso.

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